Paul Smith, questione di stile
Eh, non sto parlando di questo Paul Smith.
Ma tanto il Paul Smith che intendo io è stiloso lo stesso.
Perché era in completo scuro, nonostante i 40 gradi al sole.
Perché con Lukas Wooller fanno una bellissima coppia.
Perché sembra l’uomo medio da ufficio, e se non lo conosci ti sta sul cazzo.
Perché lui è la grafica del disco e del sito. O forse è Robert Longo?
Tre pezzi nuovi, un’oretta di concerto, qualche vario indie (più o meno) bloggers sparso tra il pubblico che imitava le loro mosse, una batteria che si sentiva male (ma forse è solo perché non erano headliner).
I Clap my hands.
Forse preferivo vederli tra le 4 mura del Covo, ma tanto di cappello ai Maximo Park, che sono già uno dei miei dischi dell’anno. LOVE.
E Going Missing in finale. CheBello.
Poi qualche vago ricordo qua e là di una calda domenica di inizio settembre al Parco Nord.
Editors forse troppo timidi e un po’ imbarazzati, peccato perché hanno una voce che spacca davvero, anche se scimmiottano troppo gli Interpol (anche nel look).
Poi? Suonavano altri?
Qualcuno faceva troppo casino.
Qualcuno mi ha annoiato.
Qualcuno si arrampicava sul palco. Non c’è limite all’essere tamarro.
Poi la stanchezza ha avuto la meglio su di me (eh, Albi, come non fare l’alba al Libera…ma tu dov’eri finito???), e mi è toccato perdermi i Sub****ca.
…
…
1 Postille:
brev, non avrei saputo scrivere di meglio
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