Melinda e Melinda
Tragedia, commedia, Manhattan, il jazz, la musica classica, mariti, mogli, uomini, donne, amanti, cene tra amici, aperitivi, attori, scrittori, intellettuali, il caffè francese, Park Avenue, tragicomica ironia.
Cosa aspettarsi dal nuovo, ennesimo (36°) film di Woody Allen?
Naturalmente è chiaro che film come Io e Annie, Manhattan, Zelig, sono irripetibili, non credo che oggi si debba affrontare un film di Allen paragonandolo ai capolavori passati. In realtà ero abbastanza prevenuta, mi preparavo ad affrontare la solita commediola scontata che si salvava per qualche tocco d’autore qua e là…e invece…
E invece mi devo ricredere.
L’incipit è la chiave di lettura di tutto il film (e se volete anche di tutta la saga dei film di Allen):
quattro amici a cena che discutono su cosa è tragedia e cosa è commedia. D’altronde come catalogare un film di Allen? C’è sempre quell’elemento comico che smorza la situazione, ma si tratta di una situazione spesso ironicamente tragica, attorniata da paranoie intellettualoidi e con sottofondo musica jazz.
Il film procede su due filoni, uno comico e uno tragico, una specie di universi paralleli con la stessa protagonista, Melinda (Radha Mitchell), alla quale girano attorno una serie di tipici personaggi “alleniani”, tra i quali spicca Hobie (Will Ferrell), alter ego del regista. E’ il classico attore fallito, che campa facendo pubblicità in cui dà la voce ad un dentifricio, sposato con una donna con la quale si accorge di non avere nulla in comune, capace di autoironia, e che naturalmente si innamora della bella e strana Melinda (la nuova Annie Hall); in questo modo Allen compensa la sua assenza davanti alla macchina da presa (strano, eh?!?).
Una ripresa di tutti (o quasi) i più bei luoghi comuni del regista, ripeto, quindi, niente di “nuovo”, ma un’opera intelligente creata sulla nostalgia dei film passati.
Se questo è il segno della vecchiaia di Allen, allora, ben venga…
Anais.
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